Il turismo delle seconde case in Sardegna: numeri e sfide

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Sono 5,5 milioni le seconde case in Italia, dice l’Agenzia delle entrate. E di loro si parla molto in questo periodo, con l’estate quasi alle porte e le misure per la ripartenza e gli spostamenti in sicurezza per l’emergenza coronavirus.

Nella speciale classifica delle seconde case nell’UE, l’Italia occupa il quarto posto il 17,7% del totale e la Sardegna non è estranea a questo fenomeno.

La realizzazione negli ultimi decenni di abitazioni destinate alla seconda residenza e il loro utilizzo come infrastruttura ricettiva non ufficiale, ha costituito una parte fondante dell’economia isolana, convertendosi in una delle attività principali.

Pro e contro delle seconde case

Possedere una seconda casa è un piacere, ma può anche essere oneroso, specialmente per il carico fiscale (66%). Una grossa fetta di oneri si riversa sulle spese di gestione (50%) che grava su questa tipologia di immobili.

Quando si ha una seconda casa occorre valutare come ridurre i costi fissi di gestione, e in primis come contenere il costo dell’elettricità nelle seconde case. In fondo, la ricerca di benessere è anche nel risparmio: ad esempio i costi fissi legati alle utenze delle seconde case possono essere una argomentazione che vale la pena approfondire, a maggior ragione se si è proprietari di seconde case in un territorio già così tanto oberato a livello energetico come quello italiano.

I numeri delle seconde case in Sardegna

Qualche numero sul turismo in Sardegna. La provincia sarda nella quale si concentrano maggiormente le seconde case è Sassari. Nel Nord della Sardegna solo il 58,1% degli immobili privati viene utilizzata come abitazione principale. Il restante 41,9% si tratta di seconde case, per lo più utilizzate per le vacanze balneari tre mesi all’anno. Lo si evince dal focus del Sole 24 Ore sul saldo Imu e Tasi.

Dopo Sassari segue il Nuorese con il 37,4% di seconde case e il 62,6% di abitazioni principali; terza è la provincia di Oristano con il 29% è di seconde case e il 71% di abitazioni principali.

Infine Cagliari con il 28,3% di seconde case e il 71,7% di abitazioni principali.

Le percentuali che abbiamo visto dimostrano che il turismo delle seconde case è essenziale per la Sardegna, anche se, per il sesto anno consecutivo, la domanda turistica ha sperimentato un aumento. Oggi il 50% dei turisti nell’Isola è composto da italiani, molti dei quali sfruttano una casa di proprietà. L’altro 50% è composto da stranieri.

Si stima che lo scorso anno i turisti in Sardegna siano stati 3 milioni e 100mila. Se Sassari è la città con più seconde case, Alghero è quella con la maggior concentrazione di strutture ricettive; del resto, la Riviera del corallo è molto attrattiva per i turisti internazionali, che sono il 62 per cento degli arrivi.

Qual è l’impatto delle seconde case sulle comunità rurali sarde? Pro e contro

La crescente popolarità dei turisti di ogni parte del mondo che acquistano una seconda casa nelle affascinanti destinazioni turistiche della Sardegna è cresciuta negli ultimi anni.

Solo una piccola parte di queste case è di proprietà di abitanti dell’isola. Spesso sono di turisti che si recano sull’isola solo per le vacanze estive, con il risultato che rimangono disabitate per la maggior parte del tempo.

Cresce il fenomeno di coloro che acquistano una casa sulle coste sarde con la speranza di potersi trasferire lì una volta andati in pensione.

La sfida è quella di poter rendere il turismo delle seconde case sempre più sostenibile, non solo per l’economia della regione, ma anche per l’ambiente. Un primo passo importante potrebbe essere proprio rivedere i consumi e, più in generale, gli sprechi di energia.